Branca della chimica che si occupa delle combinazioni atte a
dare composti di tutti gli elementi chimici, eccetto il carbonio. Il suo nome
nacque in contrapposizione a quello di chimica organica: mentre questa si
occupava dello studio delle sostanze del mondo organico (che non si potevano
allora sintetizzare in laboratorio), la
c. i. si occupava soprattutto
delle sostanze presenti nel mondo inorganico o preparabili a partire da materie
prime inorganiche. La sintesi dell'urea da parte di Wöhler (1828)
scalzò le basi di questa distinzione, che tuttavia rimase per
comodità. La
c.i. comprende una parte descrittiva che si occupa
della descrizione delle proprietà dei singoli elementi organizzati nella
tavola periodica. A questo riguardo si rimanda alla voce
elementi
(V.) e ai nomi dei singoli elementi, ad ognuno dei
quali è dedicata una voce. Fra l'altro, la
c.i. si occupa anche di
stabilire il nome da dare alle sostanze, le formule chimiche, ecc. In questa
voce sarà dato particolare rilievo proprio a questa parte, data la
confusione esistente a proposito su molti testi. ║
Nomenclatura.
Tutti gli elementi hanno un nome, che è generalmente diverso in ogni
lingua. Scientificamente perciò ci si riferisce a volte al nome latino (o
latinizzato): il simbolo dell'elemento (composto da una o due lettere
dell'alfabeto, delle quali la prima è maiuscola e la seconda, se
c'è, minuscola) è derivato dall'abbreviazione di questo nome.
Così il carbonio (
Carbonium) ha simbolo C, il calcio
(
Calcium) Ca, il cesio (
Cesium) Cs, il cerio (
Cerium) Ce,
ecc. Il sodio (
Natrium) ha simbolo Na, il potassio (
Kalium) K; il
rame (
Cuprum) Cu, il mercurio (
Hydrargirium) Hg, ecc. Questi
simboli sono universali; un'apposita seduta della IUPAC (Associazione
internazionale per la chimica pura e applicata) li ha adottati ufficialmente nel
1957. I nuovi elementi scoperti ricevono un nome e un simbolo decisi appunto da
questo organismo. I simboli di due lettere sono letti a lettere distinte: ad es.
Na si legge "enne-a"; Mg si legge "emme-gi", Rh si legge "erre-acca", e
così via. Gli
isotopi dei vari elementi sono indicati dal simbolo
con affissi due numeri. Ad es.

indica l'isotopo del cloro (numero atomico
17) di massa atomica 37. Il numero atomico si può anche omettere, dato
che è implicito nel simbolo; si può quindi scrivere semplicemente
37Cl. Gli elementi si dividono in tre classi:
metalli, semimetalli
e non-metalli. È però ancora in uso anche la vecchia
suddivisione in
Metalli e
metalloidi. I metalli costituiscono
circa i 4/5 di tutti gli elementi; nella tavola periodica si trovano nella parte
a sinistra e in basso. All'interno del gruppo dei metalli si possono poi
distinguere dei gruppi (metalli alcalini, alcalino terrosi, nobili, refrattari,
ecc.) che hanno caratteristiche chimiche e fisiche abbastanza omogenee. Anche
nei non-metalli si possono fare queste distinzioni in gruppi (alogeni, gas
nobili). I nuovi composti trovati e sintetizzati vengono analizzati per trovarne
la
formula chimica, cioè il numero di atomi di ogni specie
presenti in una molecola, ovvero il rapporto fra i pesi dei vari atomi presenti
in un dato peso di sostanza. Non sempre si può però scrivere una
formula di struttura oltre alla formula bruta. La formula dell'acqua
H
2O, dice che in ogni molecola di acqua si trovano due atomi di
idrogeno e uno di ossigeno; effettivamente le molecole di acqua sono composte
proprio in questo modo, sia allo stato liquido che allo stato solido o gassoso.
Si può anche verificare con opportuni mezzi di indagine che i due atomi
di idrogeno formano con l'atomo di ossigeno un angolo approssimativamente di
90° fonde la molecola di acqua può avere la seguente
struttura:

L'acqua ossigenata ha
invece una struttura rappresentabile approssimativamente
così:

essa ha infatti formula H
2O
2. Per altri composti
invece la formula di struttura non può essere indicata. Ad esempio il
cloruro sodico (comune sale da cucina) ha formula NaCl: ogni sua molecola
contiene - si dice - un atomo di cloro e uno di sodio. In realtà un
granello per quanto piccolo di NaCl è composto da molti milioni di atomi
di sodio e altrettanti atomi di cloro, impaccati ordinatamente in un reticolo
cristallino in modo che ogni atomo di cloro sia circondato da atomi di sodio e
viceversa. L'intero cristallo è quindi un tutt'unico, e potrebbe essere
pensato come un'unica grande molecola. Lo stesso si può dire di un
cristallo di silicato, oppure di silice: in questo composto si hanno in tutto il
reticolo (tridimensionale) dei legami fra ossigeno e silicio, rappresentabili
schematicamente nel piano così:

Ancora: il
solfuro di silicio, avente formula SiS
2 è costituito da lunghe
catene di atomi di silicio (a valenza tetraedica) legati uno all'altro da due
ponti di zolfo: nel piano si può rappresentare
così:

I metalli poi rappresentano un
caso a parte. In essi (se puri) tutti gli atomi sono uguali: un pezzo di metallo
è costituito da un grande numero di atomi impaccati in un reticolo
cristallino ordinato, in cui ogni atomo è legato a tutti gli altri e non
solo ai 6,8 o 12 che lo circondano. In questo caso si assume che la molecola sia
monoatomica (cioè composta da un solo atomo). In realtà tutto il
pezzo di metallo andrebbe considerato come un'unica molecola. Nel caso di leghe
(unione di due metalli o di un metallo con un metalloide) si può avere
una miscela omogenea o eterogenea (cioè formazione di più fasi).
In molti casi le diverse specie atomiche formano dei composti che, se sono
entrambe metalliche, sono detti
intermetallici. Nelle leghe che danno
origine ad un'unica fase (cioè ad una miscela omogenea) gli atomi di una
specie si introducono nel reticolo sostituendo in parte quelli dell'altra (caso
della lega Ni―Cu) oppure entrano negli interstizi presenti fra gli atomi
della specie presente in quantità maggiore (caso del C nel Fe). In tutti
questi casi parlare di molecole non ha senso; si parla allora di percentuali (in
peso o in atomi) di elementi di alligazione. Allorché un composto ha una
formula chimica effettiva e non solo formale, dopo la determinazione della
formula bruta (che esprime solo il rapporto fra i diversi numeri di atomi che
compaiono nella molecola del composto) sorge il problema di vedere se questa
formula è quella effettiva o no. Ad es. l'acqua ossigenata ha formula
H
2O
2 (accertata); appena scoperta non si poteva escludere
che avesse formula anche HO oppure H
3O
3, ecc. L'unica cosa
certa era che il rapporto fra atomi di ossigeno e di idrogeno è 1:1. Per
stabilire il peso molecolare in questo caso basta misurare la densità del
composto in fase vapore: si trova in questo caso la corrispondenza ad un peso
molecolare (secondo il principio di Avogadro) di 37, onde la formula effettiva
è H
2O
2. Non sempre le cose sono così facili.
In alcuni casi il composto non è vaporizzabile facilmente, oppure
vaporizzando l'aggregazione molecolare cambia o addirittura il composto viene
distrutto nel passaggio di stato. In questi casi si ricorre ad altri metodi,
quali la pressione osmotica, la crioscopia, l'ebullioscopia, ecc. Non è
raro che però anche questi metodi non bastino, come non è raro che
si trovino sostanze le cui molecole hanno un peso molecolare diverso secondo che
siano in fase gassosa oppure cristalline o sciolte in uno o in un altro
solvente. I composti chimici si distinguono in
acidi, basi, sali, ossidi
e
anidridi. Gli ossidi sono composti nella cui molecola sono presenti
solo atomi di un metallo e di ossigeno; essi si producono per lo più
abbastanza facilmente per ossidazione dei metalli con aria od ossigeno,
eventualmente a temperatura elevata. Le anidridi sono composti analoghi, ma
derivati dai metalloidi; anch'esse si possono produrre nello stesso modo. Molti
degli ossidi (formalmente tutti) trattati con acqua danno origine a
idrossidi o
basi; molte delle anidridi, trattate anch'esse con
acqua, danno origine ad acidi (una stessa anidride ne può dare più
di uno). Gli acidi sono sostanze nella cui molecola sono presenti uno o
più idrogeni facilmente sostituibili con atomi metallici; la maggior
parte di essi sono ossigenati, cioè contengono atomi di ossigeno nella
molecola. Le basi invece contengono nella loro molecola uno o più gruppi
―OH, ma il loro idrogeno non è sostituibile con atomi metallici (in
generale). I sali si ottengono poi per unione di un acido con una base (o un
ossido, oppure per unione di un'anidride con una base). Queste reazioni possono
essere accompagnate da produzione di acqua; questa sostanza infatti svolge un
ruolo tutto particolare nella chimica. Naturalmente queste preparazioni sono
schematiche; nei singoli casi ne possono esistere varie altre. Vediamo alcuni
esempi: formazione di ossidi (ad es. di calcio, sodio e
ferro):

Come si vede uno stesso
metallo (es. il ferro) può avere diversi ossidi e si può passare
dall'uno all'altro. Reazioni di ossidazione:

e così via. Formazione di basi da ossido più
acqua:
2 Na
2O + H
2O → 2
NaOH
CaO + H
2O → Ca(OH)
22
Fe
2O
3 + H
2O → 2
Fe(OH)
3Formazione di acidi da anidridi più
acqua:
SO
2 + H
2O →
H
2SO
3SO
3 + H
2O →
H
2SO
4P
2O
3 + 3
H
2O → 2
H
3PO
3P
2O
3 +
H
2O → 2 HPO
2P
2O
5 +
3 H
2O → 2
H
3PO
4P
2O
5 +
H
2O → 2 HPO
3P
2O
5 +
2 H
2O →
H
4P
2O
7Formazione di acidi a partire
da basi e acidi:
2 NaOH + H
2SO
4 →
Na
2SO
4 + H
2O
Ca(OH)
2 +
H
3PO
3 → CaHPO
3 + 2
H
2O
NaOH + HCl → NaCl +
H
2O
NH
4OH + HNO
3 →
NH
4NO
3 + H
2O
e così via. La
nomenclatura di questi composti è ora ufficiale, ma esistono ancora molti
nomi dati in passato. Gli ossidi prendono nome dal metallo; ad es. NaO, CaO, FeO
sono detti rispettivamente ossido di sodio, di calcio, di ferro. Gli ossidi tipo
Fe
2O
3, Al
2O
3, ecc. sono anche detti
sesquiossidi di ferro, di alluminio, ecc. Per distinguere FeO da
Fe
2O
3 si può anche chiamare il primo
ossido
ferroso e il secondo
ossido ferrico; la desinenza -
oso indica
un grado di ossidazione (del metallo) basso, la -
ico ne indica uno alto.
Le anidridi hanno una nomenclatura simile: SO
2, SO
3,
P
2O
3, P
2O
5 si dicono rispettivamente
anidride solforosa, solforica, fosforosa, fosforica, ecc. Le basi hanno un nome
che si rifà a quello del metallo; così NaOH, Ca(OH)
2,
Fe(OH)
2, Fe(OH)
3, ecc. si diranno rispettivamente
idrossido (o idrato) di sodio, di calcio, di ferro (ferroso o ferrico). Gli
acidi hanno un nome che deriva da quello dell'anidride da cui sono (o si possono
pensare) derivati. La desinenza è in -
oso o in -
ico
rispettivamente per un grado di ossidazione basso o alto (dell'anidride).
Così H
2SO
3, H
2SO
4,
HNO
2, HNO
3, ecc. si dicono acido solforoso, solforico,
nitroso, nitrico, ecc. Allorché da una stessa anidride possono derivare
più acidi (caso ad es. degli acidi fosforici), la nomenclatura fa uso
anche di prefissi. Così si
avrà:
H
3PO
2 acido
ipofosforoso
H
3PO
3 acido
ortofosforoso
HPO
2 acido
metafosforoso
H
2P
4O
4 acido
ipofosforico
H
3PO
4 acido
ortofosforico
H
4P
2O
7 acido
pirofosforico
HPO
3 acido metafosforico
Come si
vede sono stati distinti con i prefissi
ipo-, orto-, meta- i diversi
acidi che si possono avere in corrispondenza a due stati di valenza del
metalloide (contraddistinti coi suffissi soliti -
oso e -
ico). Il
prefisso
piro- è usato per un acido che si può derivare
dall'
orto- per riscaldamento (e perdita di acqua). Gli acidi non
ossigenati, detti anche
alogenidrici benché non tutti contengano
alogeni, hanno una desinenza in -
idrico. Così
avremo:
HF acido fluoridrico
HCl acido
cloridrico
HBr acido bromidrico
HI acido
iodidrico
HCN acido cianidrico
H
2S acido
solfidrico
L'ossigeno degli acidi può essere sostituito in
certi casi dallo zolfo e dal fluoro; in questi casi si parla di
tioacidi
o
solfoacidi e di
fluoacidi rispettivamente.
Esempi:
H
2CO
3 acido
carbonico
H
2CS
3 acido solfocarbonico (o
tritiocarbonico o tricarbonico)
H
2SiO
3 acido
silicico (orto-)
H
2SiF
6 acido
fluosilicico
La nomenclatura dei sali si basa su quella degli acidi.
Quando l'acido è ossigenato si hanno le desinenze -
ito o
-
ato in corrispondenza a quelle -
oso e -
ico dell'acido; se
il sale non è ossigenato la desinenza è -
uro.
Esempi:
NaCl cloruro di sodio (o
sodico)
CaSO
3 solfito di
calcio
CaSO
4 solfato di
calcio
PbSiF
6 fluosilicato di
piombo
Na
2CS
3 solfocarbonato di
sodio
Fe(NO
3)
2 nitrato di ferro
(ferroso)
Fe(NO
3)
3 nitrato di ferro
(ferrico)
Non sempre la salificazione è completa; nel sale
possono esistere degli H acidi o degli ―OH della base. In tal caso si
parla di
sali acidi e
sali basici.
Esempi:
KHSO
4solfato acido di potassio (o bisolfato
di potassio)
NaHS
solfato acido di sodio (o solfidrato di
sodio)
NaHCO
3carbonato acido di sodio (o bicarbonato
di sodio)
Pb(OH)NO
3nitrato basico di
piombo
Come si vede i sali acidi possono essere indicati anche col
prefisso
bi-; i sali acidi dell'acido solfidrico sono detti anche
solfidrati. Naturalmente si possono avere sali acidi solo quando l'acido
è polivalente (cioè ha più di un H sostituibile), mentre si
possono avere sali basici solo quando la base è polivalente (cioè
ha più di un gruppo ―OH). Si possono anche dare dei nomi che non
seguono questa nomenclatura; ad es. l'ortofosfato acido di ferro ferrico
Fe
2(HPO
4)
3 può essere detto più
semplicemente fosfato biferrico. Esistono poi dei composti, che non sono sali,
ma che pure sono chiamati con nomi di sali; un caso tipico sono i
carburi, cioè i composti del carbonio coi metalli. Ad es. SiC,
W
2C, CaC
2, B
4C, ecc. sono detti carburo di
silicio, di tungsteno, di calcio, di boro, ecc. I composti di metalli (o
semimetalli) con l'idrogeno prendono il nome di
idruri: NaH è
l'idruro sodico, AlH
3 è il triidruro di alluminio, e
così via. I composti di molti metalloidi con l'idrogeno, come anche
alcuni altri, hanno un nome proprio consacrato dall'uso. I principali sono:
NH
3 (ammoniaca), H
2O (acqua), H
2O
2
(acqua ossigenata o perossido di idrogeno), NH
2NH
2
(idrazina), PH
3 (fosfina), AsH
3 (arsina), SbH
3
(stibina), SiH
4 (silano), ecc. Naturalmente esiste anche una
nomenclatura per gli ioni i quali vengono distinti in
anioni (aventi una
o più cariche negative) e
cationi (aventi una o più cariche
positive). Essa però è immediata, come mostrano questi
esempi:
Na
+ catione
sodio
Sn
2+ catione stagno
(stannoso)
Sn
4+ catione stagno
(stannico)
anione solfato
anione solfato monovalente (o
idrosolfato)
Cl
- anione cloro (o anione
cloruro)
Naturalmente questa breve trattazione è ben lungi
dall'esaurire la nomenclatura chimica; per maggiori informazioni si rimanda ai
testi specializzati. ║
Stechiometria. È quella parte della
chimica che insegna a scrivere correttamente le reazioni chimiche e a trarre da
esse dati ponderali sulle quantità di reagenti e prodotti che vi
intervengono. Per convenzione il simbolo di un elemento o la formula di un
composto indica una certa quantità, e precisamente una
mole (o
grammomolecola o
grammo-atomo) di quell'individuo chimico.
Così scrivendo CuO (ossido rameico) si intende una mole, cioè
79,54 g di ossido rameico. La stechiometria insegna che di questi 79,54 g (pari
numericamente al peso molecolare del composto) 16 g (essendo 16 il peso atomico
dell'ossigeno) sono di ossigeno e 63,54 (essendo questo numero il peso atomico
del rame) sono di rame. Pertanto l'ossido rameico è composto per il
(63,54/79,54) · 100 = 79,9% di rame e per il resto di ossigeno. Pertanto in
un qualsiasi processo (escludendo le perdite) da una tonnellata di ossido
rameico si possono ricavare esattamente 799 kg di rame metallico puro. Se ad
esempio il processo produttivo riduce l'ossido di rame mediante carbone secondo
la reazione:
2CuO + C → 2Cu + CO
2si
può dire che (sempre escludendo le perdite) per ogni due moli (159,08 g)
di CuO bisogna impiegare una mole (12,01 g) di carbone; ogni 1.000 kg di CuO
bisognerà quindi usarne 75,5 di carbone, come si ricava da una semplice
proporzione. Ad es. l'acido solforico (peso molecolare 98 circa) costa meno
dello zolfo da cui si produce. La reazione di produzione si può scrivere
globalmente così:

Si vede
quindi che una mole di zolfo (peso molecolare 32 circa) dà una mole di
acido, e che quindi lo zolfo costituisce solo il (32/98):100 = 32,6% del
prodotto finale, il resto essendo ossigeno (dell'aria) e acqua. Le reazioni
chimiche infatti esprimono un bilancio di massa, ovvero la legge di Lavoisier:
il peso dei reagenti è complessivamente uguale a quello dei prodotti. Per
questo non è indispensabile ragionare in termini di moli (benché
sia la via più comoda) ma si può usare una qualsiasi unità
di peso (kmoli, kg, libbre, ecc.). Per scrivere esattamente una reazione chimica
basta osservare come tutti gli elementi che compaiono alla sinistra della
freccia di reazione compaiano anche alla destra; inoltre è necessario che
essi compaiano in ugual numero di volte da entrambe le parti. Prendiamo in esame
la seguente reazione:
Al(OH)
3 +
H
2SO
4 → Al
2(SO
4)
3 +
H
2O
che è la reazione di formazione del solfato di
alluminio dall'idrossido di questo metallo e da acido solforico. L'alluminio
è trivalente infatti dà lo ione Al
3+ (in soluzione);
l'acido solforico è bivalente (infatti dà l'anione

(in soluzione). Affinché il solfato sia elettricamente neutro
dovremo avere un ugual numero di cariche positive e negative; ciò
è possibile solo se nella molecola vi saranno 6 cariche positive e 6
negative (essendo 6 il minimo comune multiplo fra 2 e 3). Di qui resta
giustificata la formula del solfato di alluminio. Per avere una molecola di
questo (davanti alla sua formula si può pensare un coefficiente 1
sottinteso) ne occorrono però 2 di Al(OH)
3 in quanto ogni
molecola di idrossido contiene un solo Al mentre in una molecola di sale ve ne
sono 2. Analogamente per avere i tre gruppi SO
4 dovremo mettere un
coefficiente 3 davanti alla formula dell'acido, cioè prenderne tre
molecole. Resta da determinare il coefficente dell'acqua. Per fare questo basta
contare gli atomi di idrogeno: alla sinistra della freccia ve ne sono 6 + 6 = 12
(infatti si sono prese 2 molecole di idrato, ognuna delle quali ne contiene 3 di
H e tre di acido, ognuna con 2 H), onde sulla destra se ne dovranno avere
altrettante. Dato che nel sale non vi sono idrogeni e che una molecola di acqua
ne contiene 2, si dovranno avere 12:2 = 6 molecole di acqua. Il controllo finale
mostra che la reazione:
2 Al(OH)
3 + 3
H
2SO
4 → Al
2(SO
4)
3 +
6 H
2O
scritta con i coefficienti sopra ricavati è
scritta esattamente. Infatti il calcolo mostra che le regole sopra enunciate
sono rispettate cioè che si hanno uguali numeri di atomi dalle due parti
della freccia:
Elemento
|
Sinistra
|
Destra
|
Al
|
2
|
2
|
O
|
18
|
18
|
H
|
12
|
12
|
S
|
3
|
3
|
Nello stesso modo si può procedere anche per reazioni
più complesse. Naturalmente la reazione sarebbe stata esatta anche se
tutti i coefficienti fossero stati moltiplicati per uno stesso numero,
trattandosi di una equazione che gode quindi delle proprietà delle
equazioni matematiche. È tuttavia buona norma adottare i coefficienti
interi più piccoli possibile; a volte, specialmente come coefficiente di
molecole biatomiche, si usano anche coefficienti frazionari.